L’echinacea, appartenente alla famiglia delle Composite, è frequentemente utilizzata come pianta medicinale, soprattutto per le sue note proprietà immunostimolanti.
Questa pianta viene ampiamente usata nella prevenzione e nel trattamento dell’influenza, del raffreddore e più in generale in caso di infezioni alle alte vie respiratorie. L’echinacea, infatti, è in grado di stimolare il nostro sistema immunitario, attivando i macrofagi, ovvero una delle linee cellulari più importanti per il corretto funzionamento delle difese immunitarie. In particolare, l’echinacea agisce stimolando la produzione di linfociti e monociti, cellule queste in grado di “inghiottire” l’agente esterno. Tuttavia, negli ultimi anni la comunità scientifica ha iniziato ad indagare maggiormente sui possibili effetti indesiderati, controindicazioni, uso in gravidanza o allattamento, valutandone così il profilo di sicurezza.
Diverse evidenze cliniche hanno dimostrato che il consumo di echinacea deve essere usato con qualche accorgimento. In particolare, questa pianta non dovrebbe essere utilizzata nelle seguenti condizioni:
In caso di malattie autoimmuni, come alcune patologie tiroidee In quest’ultimo caso, in particolare, l’echinacea è fortemente sconsigliata. Questo perché in presenza di malattie autoimmuni, l’assunzione di prodotti immunostimolanti potrebbe aggravare la condizione clinica, esacerbando i sintomi della patologia tiroidea. Inoltre, l’echinacea potrebbe interferire con l’azione di alcuni farmaci. Pertanto, il suo uso dovrebbe essere moderato e in ogni caso sarebbe meglio richiedere la consultazione di un medico.
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